
Primo Capitolo – Un fugace incontro – seconda parte
Nel periodo precedente i fatti che vi vado a raccontare, vivevo in una cittadina poco lontana dal luogo in cui, proprio quei fatti, si sarebbero sviluppati con così tanta velocità ed intensità.
Avevo la residenza presso una Famiglia che mi ospitava sin dalla mia primissima giovinezza.
Anzi, da che mi ricordo, potevano essere i miei parenti più stretti. Erano persone molto care, non mi facevano mancare nulla, ma l’impegno che richiedeva quella convivenza si faceva sempre più pesante e soffocante.
I Bambini, poi, anche se creature deliziose, il più delle volte erano dei veri terremoti, e non avevo mai dei momenti tutti per me per pensare a ciò che avrei veramente voluto realizzare nella mia vita.
Già da alcuni mesi, infatti, dentro di me si stava facendo vagamente strada una nuova sensazione, a cui non sapevo dare spiegazioni né tanto meno una immagine o un significato. Mi svegliavo di soprassalto, dopo aver fatto sogni confusi ma intensi, e mi sentivo turbato. Non avevo mai provato così strani contorcimenti interiori e, ne ero certo, non era fame.
Nasceva sempre più l’esigenza di dedicare del tempo a me stesso, per tentare di comprendere cosa quella inquietudine mi voleva rivelare.
Così, un giorno, nel pieno del mio vigore fisico, già adulto ma ancora fresco ed aitante, arrivai alla drastica conclusione che la soluzione non poteva essere altro che lasciare quella situazione familiare per trovare risposte altrove.
Nella confusione di quei giorni una cosa appariva certa: era giunto il tempo di assumermi la responsabilità della mia esistenza.
Forse il mio vero destino era da un’altra parte nel Mondo, molto oltre gli stretti confini di una singola casa e di un cortile. Quella Famiglia mi aveva dato tanto, ma, prima o poi, bisogna spiccare il volo dal proprio nido e, anche se può spaventare, occorre farsi coraggio e andare incontro ad un destino più consono alla propria vera natura. Stavo forse diventando grande e volevo costruire qualcosa di mio.
Pensai molto al fatto che il mio gesto avrebbe procurato dolore o disagio alle persone che stavo per abbandonare: era forse cinica ed irresponsabile la mia decisione?
Stavo scappando dalle mie responsabilità senza riconoscenza per quello che loro avevano fatto per me?
Difficile trovare la risposta perfetta quando si tratta di sentimenti.
Dopo molte riflessioni ritenni che sarebbero stati senz’altro in grado di andare avanti anche senza di me e, in effetti, qualche anno dopo, ne ebbi la conferma.
D’altronde, pure le responsabilità verso sé stessi sono importanti e reali ed hanno lo stesso diritto ad essere affrontate con la medesima cura che si prodiga per le responsabilità verso gli altri: un sacco vuoto non può offrire nulla!
Se poi, dopo aver colmato la mia fame interiore (fame spirituale, s’intende, non quella di stomaco!), appagato la mia sete di sapere, scoperto la mia vera natura ed identità, avessi compreso che la mia missione di Vita mi chiedeva di dedicarmi a loro, avrei sempre potuto ritornare sui miei passi.
Approfittai di una visita forzata da alcuni parenti che vivevano in un paese vicino al nostro (non potevo saperlo ancora, ma era proprio quello in cui il “Signor Destino” aveva predisposto il suo macchinoso ma perfetto piano… ), per tagliare (più precisamente “masticare”…) letteralmente la corda. Mi stavo lasciando alle spalle tutti quegli anni passati con la Famiglia e i Bambini e … finalmente, davanti a me, si presentavano nuovi e misteriosi orizzonti!
D’ora in poi avrei affidato al mio naso la ricerca di ciò a cui il mio cuore anelava.
continua…
